30 aprile 2012

Michele Vianello: un leader giusto, al posto giusto, al momento giusto.

Laura Montorio intervista Michele Vianello, direttore del VEGA, parco Scientifico e Tecnologico di Venezia.

Copertina del magazine GARTNER del 2009 dedicata a Michele Vianello

E' piuttosto comune pensare che le persone che si trovano in certe posizioni, se la tirino un pochino e chiedere un appuntamento con loro sia una cosa quasi impossibile, specie se sei uno sconosciuto.
In Italia poi, quasi tutto funziona così; si risponde ad una mail o al telefono quando si ha voglia o anche no, si rimbalza come un pacco postale tra un ufficio e l'altro, si posticipa l'appuntamento così magari uno si stanca e non ti cerca più..siamo abituati insomma, ci conviviamo dalla nascita, ce l'abbiamo nel DNA...e se accade il contrario, diciamoci la verità, la cosa ci puzza un pò.


Michele Vianello è il direttore del VEGA, il Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia.
Avete presente quella struttura immensa con i vetri a specchio prima del ponte della Libertà che porta a Venezia? Ecco, quella.
Michele, per come si comporta, non sembra un italiano.
Innanzitutto ha risposto il giorno stesso alla mia mail e ha accettato di buon grado il mio invito per un'intervista.
Eppure, ho pensato, non mi conosce, non sono stata introdotta da nessuno, 30 magazine è appena nato...perchè allora mi ha risposto con entusiasmo, mi ha invitato nel suo ufficio e mi ha pure dato il suo cellulare? Un contatto diretto! Incredibile!
Per quanto mi riguarda aveva già guadagnato 1.000 punti.
Andiamo a conoscerlo di persona allora, Michele Vianello. Andiamo al VEGA.


VEGA 
Mi accoglie puntuale con un sorriso, mi stringe la mano e mi offre un caffè.

- Michele, sei meglio dal vivo che su FB!-
- Ah ah, hai visto? -

E' molto alto, mi sembra più di 1m e 85 a occhio.
Il suo ufficio è grande e luminoso. Piacevole. C'è una tavola da surf e un modellino di aeroplano in legno appeso al soffitto. Una leggera musica di sottofondo. Due scrivanie grandi in vetro incasinate al punto giusto.

- Eravamo rimasti che ci davamo del tu, ti va ancora bene?-
- Ma certo, ci mancherebbe!-

Così inizia la nostra chiaccherata. 

- Mercoledì 2 maggio alle ore 12:00 all'edificio Pegaso c'è l'inaugurazione di VEGA IN CUBE. 
Di che cosa si tratta e poi, possiamo venire noi di 30magazine? -

- Ma certo che puoi venire, è aperto a tutti!
VEGA IN CUBE è l'opportunità che diamo a persone di poter creare un' impresa.
Nello specifico un'impresa nel campo ICT (Informazione Comunicazione Tecnologia) e green economy.

Vega In Cube è un'insieme di start-up che prima di diventare tali hanno passato un vaglio dal sottoscritto e da una commissione di addetti ai lavori.
All'inizio erano 42. In seguito sono state ulteriormente selezionate attraverso i social network, diventando 30.
Queste ultime hanno trascorso un mese in camera di commercio per stendere un business plan ed infine ne sono state scelte 20 valutando nello specifico i business plan.

Diamo tre anni di tempo alle imprese per crescere e creare profitto.
Ogni sei mesi un nostro tutor aziendale segue l'andamento delle imprese e se ci sono problemi di vario genere interveniamo, per aiutare le imprese nella loro crescita.
Il loro sviluppo è nel nostro interesse, in quanto, dopo i tre anni di incubazione, diventiamo noi stessi soci delle imprese. Questo è VEGA IN CUBE -

- Interessante, finalmente qualche possibilità concreta per chi vuole creare un' impresa.
Senti, stiamo elaborando il business plan per 30magazine, ma ci vorranno circa tre anni per dar vita a qualcosa di concreto, poi veniamo a presentartelo, ok? -

- Certo, c'è ancora posto sai? Vi aspetto anche prima!-

- Ma se qualche impresa del VEGA IN CUBE non ce la fa? -

- Pazienza, ci hanno provato e avranno nel loro bagaglio un'esperienza in più. Ci sarà spazio per altre idee di impresa -.

- Riflettevo sulla cultura del fallimento, tra la differenza che c'è negli USA e in Italia.
Qui da noi il fallimento è esclusivamente un fatto negativo mentre negli USA è visto come un'altra strada per imparare. Un abisso, non trovi? -

- Eh sì.. un vero abisso. Tutto parte dall'educazione nelle famiglie e dalla formazione nella scuola. In Italia i genitori investono i soldi per comprare una casa ai figli, per ingrandirsi nel pezzo di terreno di loro proprietà e sistemare tutta la famiglia, tutti vicini vicini; negli USA invece investono per dare ai figli la migliore educazione con la differenza che lì, le scuole, ti inseriscono davvero nel mondo del lavoro e ancora prima di laurearti tu hai già dei finanziatori privati che danno vita al tuo progetto e stendere un business plan diventa una cosa naturale..-
La laguna di Venezia dal VEGA

- Da circa un anno ti seguo nel web, so che hai il tuo blog http://www.michelecamp.it/ e vedo che sei spesso in giro per conferenze e seminari. Parli sempre dei "tuoi ragazzi", ma ti sei costruito un team di lavoro? -

- Certo. Lavoro con un gruppo di persone davvero in gamba e piene di talento. La cosa più importante che ci accomuna è la cultura, il modo di pensare e di intendere il lavoro. Non potrei lavorare con persone con una visione diversa dalla mia. Io li metto a conoscenza di tutto quello che faccio, spesso mi seguono negli incontri pubblici in giro per l'Italia; li coinvolgo il più possibile in tutto. Poi, per qualche progetto mi avvalgo anche di collaborazioni e consulenze esterne con figure professionali specifiche che mi sono utili in quel momento, per quel progetto, in quel modo -.

- Ho capito, il team fa la forza insomma e le risorse vanno ottimizzate per ottenere il miglior risultato possibile. Condivido e ne faremo tesoro per 30 magazine -.
Dovete sapere che Michele Vianello è stato vice sindaco di Venezia e ha dato vita ai progetti di CITTADINANZA DIGITALE e VENICE CONNECTED http://www.veniceconnected.com/it/ portando la banda larga e il wi fi in città e creando nuovi servizi digitali per i cittadini e i turisti.

- Com'è nato tutto dall'inizio inizio? Cioè, come hai capito che questa era la necessità più urgente per portare sviluppo a Venezia? -

- Nel modo più naturale possibile. Ero a cena con altre persone impegnate in questi temi e da quella sera del novembre 2007 è partito tutto. Dall'idea di rendere autonoma Venezia con la fibra ottica si sono poi diramati tutti gli altri progetti che in parte, sono diventati realtà -

- Ora che sei direttore del VEGA, quali sono i settori che intendi sviluppare ?-

-Sicuramente le imprese che riguardano l' ICT e la green economy. Questi sono i due campi dove il VEGA concentrerà le sue risorse per il futuro, in termini di investimento, di promozione e di formazione -.

 - Che consigli ti senti di dare ad un 30enne di oggi?

- In assoluto quello di essere curioso, curioso e curioso nei confronti del mondo e della vita.
Poi quello di non avere l'aspirazione di avere una casa di proprietà; di cambiare circa 200 stipendi nel corso della vita e di essere mobile, flessibile e aperto all'innovazione per cogliere al volo le opportunità -.
- Caro Michele, sei più pazzo di me!
Grazie mille, sei stato davvero gentile...ci sentiamo presto così mi racconti come procedono le imprese di VEGA IN CUBE! -.

- Grazie a te, ora sai dove trovarmi...quando vuoi, sono disponibile!-

- Certo, ora so dove abiti!-

BACK STAGE

- Ma posso chiederti quanti anni hai?
- Quanti me ne dai?
- No ti prego, io non so dare un'età alle persone...mmm, 40?
- Bhe, dai no...di più...
- 45
- 58, ho 58 anni..di solito me ne danno 50.
- Caspita! Li porti benissimo...
 
Tornando a casa pensavo che Michele è davvero in gamba. E' la persona giusta al posto giusto.
Il business plan di 30magazine glielo presentiamo per davvero. 
Potrebbe essere mio padre, ha 58 anni, cavolo.
Pensavo che le idee, se uno nutre la passione per ciò che fa, ci mette costanza e impegno, ecco, le idee, nascono nel modo più naturale possibile. A cena con amici. Perchè in realtà non sono idee ma frutti della nostra forma mentis che abbiamo formato e coltivato durante la nostra vita.
Per carità, avrà anche Michele le sue giornate storte e tirerà le orecchie ai suoi ragazzi se non fanno le cose come devono essere fatte, ma se in Italia ci sono ancora quelli come lui, allora qualche speranza ce l'abbiamo ancora.
Io credo di sì.









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