Mi sono sempre ritenuta super fortunata nell'aver avuto la necessità di lavorare durante gli studi.
Non ho mai pensato, "povera me" o "che mi tocca fare".
Ho sempre percepito empaticamente un abisso tra i giovani che come me avevano necessità di lavorare e quelli che sì, lavoravano, ogni tanto, ma anche se non lavoravano faceva lo stesso.
Però a questi non gliel'ho mai detto che sentivo una differenza perchè loro non la percepivano, pensavano che fossimo uguali. Invece no.
La differenza stava nel fatto che i soldi che io guadagnavo mi servivano per pagare l'affitto, le bollette e il cibo. Quelle erano le mie priorità, le mie necessità per vivere.
I soldi che guadagnavano gli altri, servivano per comprarsi un vestito nuovo o l'ultimo cd del loro cantante preferito.
Quando finivano le lezioni non ho mai potuto rimanere a chiacchierare coi prof. o andare in compagnia al bar per un aperitivo.
Non ho mai avuto tempo per la "bella vita" perchè il lavoro mi aspettava e dovevo incastrare perfettamente i tempi.
Semmai ci andavo dopo il lavoro a bere qualcosa in compagnia, facendo le ore piccole.
La cosa strana è che non ho mai vissuto come un peso questa mia condizione!
Se volevo stare coi miei amici li invitavo al pub dove lavoravo, così riuscivo a prendere due piccioni con una fava.
Gli amici poi mi telefonavano per chiedermi se avevo qualche dritta per qualche lavoretto perchè avevano bisogno di soldi. Dieci anni fa non c'era la crisi di adesso e devo dire che un lavoretto sono sempre riuscita a rimediarglielo e questo mi riempiva di immensa gioia perchè potevo aiutarli. Poi ci si aiutava a vicenda, scambiandosi i posti di lavoro nei locali. Era bello, mi sono divertita tanto.
Ricordo che un mese avevo finito tutti i soldi, ai miei avevo già chiesto un piccolo aiuto e sapevo che non potevo chiedere altro...ma dovevo fare la spesa perchè non avevo più cibo in dispensa!
Non sono servite parole e un mio carissimo amico mi ha prestato dei soldi per fare la spesa. Se ci penso mi viene da piangere.
Anche il mio attuale marito mi ha aiutato tantissimo economicamente...e se non ci fosse lui, anche adesso, non potrei fare tutto quello che sto facendo.
Ricordo quando dopo il Cammino di Santiago sono arrivata a Madrid perchè volevo visitare il Museo del Prado; non avevo un posto dove stare; pochi spiccioli in tasca e nessuna mappa della città con me. Ho suonato in una parrocchia e mi hanno accolto a braccia aperte lasciandomi gratuitamente le chiavi di una stanza dove poter dormire; mi hanno offerto la cena e la domenica, ho cantato con gli altri ragazzi nel coro della Chiesa! Il sacerdote poi ha fatto l'omelia raccontando degli espisodi che mi erano successi lungo il Cammino...dimenticavo di dire che la Chiesa si trovava a 200m dal Museo del Prado e che Don Diego era un appassionato di pittura e mi ha pure regalato dei libri su Goya!
La Provvidenza non ha confini.
Raccontandovi questi stralci di vita, voglio dire che la condizione di necessità se presa nel suo lato positivo è tremendamente ricca di risorse.
La motivazione che si forma dentro di te è reale, viva, sincera e traspare nei colloqui di lavoro, specie quelli di gruppo.
Se uno ha necessità di lavorare non passa mai inosservato.
La sua voglia di fare spesso supera le competenze tecniche di altre persone.
La capacità di apprendimento si affina, diventa rapida e acuta.
Lo stare al mondo e il rapportarsi agli altri diventano condizioni naturali così come l'umiltà e la sensibilità per le condizioni altrui.
Si matura in fretta sotto molti punti di vista, in particolare si impara prima ad assumersi le proprie responsabilità.
La necessità ti porta ad allargare i tuoi orizzonti, a conoscere molte persone perchè in futuro potresti sempre averne bisogno...magari non per te ma per qualcun altro.
Esiste una sorta di "economia del baratto" tra chi ha necessità; stai sicuro che se fai un favore prima o poi ti tornerà indietro. Anche doppio.
La cosa in assoluto più forte che contraddistingue chi ha necessità di lavorare è la motivazione.
Lì non c'è gara con nessuno; puoi uscire dalla migliore università degli Stati Uniti, aver frequentato i più grandi corsi di motivazione aziendale ma la necessità.. la necessità ti da una marcia in più che nessun libro è in grado di darti.
Ti brillano gli occhi quando ottieni il posto di lavoro che desideravi.
Emani un'aura positiva, sprigioni energia positiva e le persone non possono che accorgersi.
Non si passa mai inosservati.
Per concludere: beato chi ha necessità di lavorare...e chi non ce l'ha faccia in modo di avere al suo fianco almeno una persona così.
Lo scambio arricchirà entrambi.