di Francesca Bellemo
Indiani e cowboys, i tanti libri letti quell’estate del 97 nella casa di
montagna di Fiera, con i nonni. Le puntate, a memoria, della Signora
del West, il maglione di lana fatto a ferri davanti alla tv. Gli stivali
texani comprati nel '98 in quel negozietto a Venezia. Il massacro dei
nativi e la mia guerra aperta con il generale Custer. L’acchiappasogni.
Balla coi lupi. E poi i cd di musica country, i primi regali fatti a
Marco, il cravattino. I Fragile e John Denver. “Stand by your man”,
“Sunshine on my shoulders”, “Take me home country roads”.
Riaffiorano vecchi ricordi e pezzi della nostra storia. 15 anni fa
questo era il mio mondo, questi erano i miei sogni. La musica, le prime
battaglie contro l’ingiustizia, gli orizzonti sconfinati.
Poi è arrivato il gospel, il blues e le storie sulla deportazione degli
schiavi dall’Africa nera. E mentre ho finito la scuola e l’università e
ho iniziato ad addentrarmi nel mondo del lavoro è arrivata l’Africa.
All’improvviso.
E con l’Africa i miei poveri e i loro sorrisi.
Dalla parte della povertà e della pace ho a lungo visto l’America come
un malfattore della storia, dalla Guerra del Golfo all’Afghanistan. Ho
condannato il suo consumismo sfrenato, ho studiato la Guerra Fredda.
America. Punto di partenza e di arrivo, di scontro e di incontro.
Ho imparato Russians di Sting.
I miei studi, il mio lavoro, i miei viaggi, le mie battaglie sono
passate di continente in continente. Senza accorgermene hanno seguito
una traccia, forse un vero e proprio solco. Imprescindibile. Dai nativi
americani agli africani della savana, tornando in Europa per raccontare
il dramma di Chernobyl. Di violenza in violenza. Di vittima in vittima.
Dalla parte degli ultimi.
Poi il ritorno alla base. E tutto riemerge e riaffiora. Con il senso di
colpa di scoprirsi immersi fino al collo dentro l'americanità. One more
car one more ride. Come una ruota che gira. Dolcemente. Honey moon,
honey wheel. Ora è il momento di cominciare una nuova vita ripartendo
dal via. Da dove è iniziato tutto.
Alla fine non sono diventata una cantautrice folk ma forse qualche
vecchio sogno nel cassetto riuscirò a realizzarlo … Monument Valley,
Grand Canyon, Route 66… I’m coming home!!!!
tratto dal blog Caffè amaro: http://caffe-amaro.blogspot.it/p/usa-moleskine_05.html
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