Liberamente
ispirato a “Vite
che non sono la mia”,
recente romanzo di Emmanuel Carrère (scrittore e sceneggiatore
francese, autore de “L'avversario”
e regista di “L'amore
sospetto”),
“Toutes nos envies”, in Italia “Tutti i nostri desideri”, è
il nuovo film di Philippe Lioret, uscito nelle sale italiane lo
scorso 11 maggio.
Chi
ha amato la storia commovente del giovane
clandestino iracheno che ha attraversato l'Europa e la Manica a nuoto
per raggiungere la sua ragazza in Gran Bretagna nel film precedente
“Welcome”, non può perdersi questo piccolo grande
capolavoro.
Da
un film come “Welcome”, tristemente attuale sulla mercificazione e
desolazione delle vite e sull’inerzia delle istituzioni in tempo di
crisi nell'Occidente contemporaneo, si è passati con “Toutes
nos envies” alla natura dei desideri, ai luoghi meravigliosi e
imprevisti dove, a volte, essi si nascondono. In entrambi i film, la
determinazione di un singolo, l’amicizia e l’amore derivanti da
un inaspettato incontro riscattano ogni diffidenza, intolleranza e
pregiudizio.
La
sopraffazione del più debole, le paure ingiustificate, le
bassezze e gli egoismi suggeriscono al regista francese, che riesce a
illuminare col cuore ogni storia, la possibilità di ogni
essere umano di ritrovare sè stesso nell'altro conservandone lo
spirito, la compassione e l’empatia.
Vincent
Lindon (Chaos-2001, L'amore
sospetto 2006),
affiancato dall’altrettanto brava Marie Gillain (Harem
Suare-1999
di Ferzan
Özpetek,
L'enfer-2005,
Coco
avant Chanel-L'amore prima del mito-2009),
regala un’interpretazione intensa, magnetica, strepitosa.
In
questi tempi in indubbia incertezza “Toutes nos envies” è
uno di quei film che necessita di essere visto, commentato, non
dimenticato.
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